TEXADEBOOKS EDIZIONI© - Marzo
2013
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Senza pudore
C’è una pagina web che,
da sola, rappresenta stupendamente la sintesi sublime di tutte le falsità di
cui è capace la propaganda pro-Dalai. Noi che del web
siamo attenti osservatori, non avevamo ancora trovato un documento che, in così
poche righe, fosse riuscito a condensare gli oltre cinquant’anni di fandonie ed
invenzioni che sono state raccontate sul Tibet.
Qui, ve ne riportiamo
la parte essenziale, ma la versione originale della pagina è visibile (oggi) a
questo link: http://pyramidofhatebrennan.wikispaces.com/Tibet-N.J.B dove potrete vederla,
salvo non l’abbiano già rimossa. Qualora fosse stata eliminata (succede spesso di veder sparire pagine che
citiamo) niente paura: l’abbiamo salvata noi e potrete comunque leggerla in
tutta la sua originalità cliccando qui.
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Cominciamo col riportane gli elementi essenziali: il
testo e la sua illustrazione
Definire questa foto “un
inganno” è riduttivo. Ben lungi dal
rappresentare cadaveri di “tibetani uccisi dai cinesi”
così come si vuol far credere, i poveri corpi martoriati che si osservano in
quest’immagine, appartengono a civili vietnamiti,
trucidati durante la guerra degli anni ‘70. Qui non si vede - perché
usiamo impostazioni di impaginazione diverse - ma se si va sul sito originale
(vedi link all’inizio) e si posa il cursore sulla foto, si vedrà comparire
l’indicazione contestuale del nome originale dell’immagine, che è “36vietcong.ipg”. Perché? Datosi che non
sono mai esistite “esecuzioni di massa” perpetrate dai cinesi a danno dei
tibetani, è ovvio che non ne esistano neppure le foto. I signori titolari di
questa singolare pagina web hanno pensato bene di prendere in prestito la
foto di un crimine commesso da altri, i cui autori potrebbero addirittura
essere tra i loro stessi sponsor. |
Quindi proseguiamo con la traduzione in italiano, aggiungendo, passo-passo, doverosi chiarimenti.
“Il
Tibet si trova sul confine sud-ovest della Cina. Mappa del Tibet, Cina. Il Tibet ospita circa 2,6
milioni di persone…” No, oggi sono circa 12 milioni.
“Il Tibet è occupato dalla
Cina da 48 anni…” Premesso che “
“In tale periodo di
tempo, i cinesi hanno perpetrato un genocidio contro il popolo tibetano e la
loro cultura…” Tutt’altro. La
popolazione autoctona tibetana, dal 1948 (prima che arrivasse l’Esercito
Popolare di Liberazione) ad oggi, ha avuto un tasso di crescita che supera di
gran lunga l’1,71% annuo che è la media ufficiale delle Nazioni Unite per le
popolazioni asiatiche.
“Il 17% delle persone
di razza tibetana sono stati uccisi e 6.000 monasteri sono stati distrutti…” Gli unici tibetani
uccisi dai cinesi sono stati i sediziosi appartenenti alla classe dominante
tibetana che si ribellarono al governo centrale nel
“Molti tibetani sono
stati uccisi ed hanno sofferto in carcere, a causa della loro religione…” L’incarcerazione di
qualsiasi cinese (non solo tibetano) per causa della religione, durante il
decennio della rivoluzione culturale, è purtroppo un capitolo buio della storia
cinese, ma l’informazione è falsa se ci si riferisce ai periodi precedenti o successivi.
Si tratterebbe, addirittura, di una spudorata menzogna, qualora ci si riferisse
ad oggi.
“La maggior parte dei
tibetani sono stati costretti ai lavori forzati per la realizzazione di
prodotti per i cinesi…” Nessun tibetano è
mai stato costretto a lavorare forzatamente per i cinesi solo per il fatto di
essere tibetano. Al contrario, fu proprio durante il periodo lamaista che
esistevano gli schiavi ed i servi della gleba: era peculiare della “società”
piramidale lamaista avere alla propria base il lavoro forzato di schiavi e
servi. Ciò è continuato fino alle riforme del 1959 ed
infatti fu esattamente nel 1959 che il clero, la nobiltà ed i latifondisti
tibetani si ribellarono dopo l’abolizione della schiavitù e del signoreggio del
latifondo.
“La cultura del Tibet
si concentra sulla spiritualità buddista dell’India, che si riflette sulle arti
e sulle pratiche rituali della loro vita quotidiana. Essi credono nella
non-violenza e nella pace…” Nulla di tutto ciò.
Il lamaismo, del buddismo “indiano” ha ben poco. Il lamaismo è una
rivisitazione del buddismo in chiave esoterica e tantrica. Il buddismo, In
Tibet, si è sovrapposto alle ben più antiche e radicate
tradizioni pagane e superstiziose, comprese le credenze nei fantasmi e negli
spiriti maligni, che hanno preso il sopravvento sulla filosofia buddista, di
fatto annichilendone lo spirito e la pratica così come tradizionalmente
conosciuti in occidente.
“I tibetani hanno una
lingua parlata ed una lingua scritta che derivano dal Sanscrito….” La costituzione
della Repubblica Popolare Cinese ha, tra i suoi fondamenti, il mantenimento
della cultura e delle tradizioni di ogni minoranza etnica. I tibetani (Zang Zu)
sono una delle 56 minoranze e, in quanto tali, vengono tutelati e favoriti da
apposite leggi delle quali, ad esempio, gli Han (l’etnia dominante in Cina) non
possono godere. L’Università Nazionale di Scienze Informatiche di Lhasa, ha
avuto un ruolo di primo piano nella realizzazione del “Unicode
Block Tibetan” che consente di scrivere in tibetano
al computer, utilizzando i caratteri dell’alfabeto nativo e del quale i sistemi
operativi Windows si avvalgono sin dall’edizione di “Vista”, così come i MacIntosh che lo hanno parimenti introdotto in tale
periodo. Esattamente il contrario che distruggere la cultura tibetana.
“I tibetani sono stati perseguitati dai
cinesi….”. Come sopra.
“I cinesi hanno
rovesciato il loro governo e hanno occupato il Tibet uccidendo molte persone….”
Quando
le truppe di Mao Ze Dong arrivarono in Tibet nel 1949, non hanno rovesciato
alcun governo, in quanto il Tibet era già una provincia autonoma della Cina
repubblicana del Guo Ming Dang (vedi costituzione della R.O.C. Repubblica di
Cina), quale naturale retaggio dell’epoca imperiale Qing alla quale il Guo Ming
Dang successe e durante la quale il Tibet era, parimenti, una provincia
imperiale cinese. All’epoca, il Quechimu (o "codice clericale") e il Jiachimu (o "codice secolare") costituivano la
legge locale, lasciata in vigore da Pechino. I Lama potevano essere processati
solo mediante il codice clericale. Per inciso, un Lama poteva essere giudicato
in base al codice secolare solo se fosse stato prima spogliato dello status di
religioso. Per quanto riguarda “l’uccisione di molte persone”, abbiamo già dato
risposta in precedenza.
“L'obiettivo per i
cinesi è quello di riempire di gente il Tibet e di rendere tutti cinesi…” In qualsiasi paese –
quindi anche in Cina - i cittadini sono liberi di circolare al suo interno. Il
fatto che in Tibet, lungo i decenni, si siano insediati molti Han fino a
superare in numero la popolazione autoctona, è semplicemente dovuto alle
riforme sociali introdotte con l’abolizione degli antichi codici feudali ed
all’innovazione tecnologica, nonché alla costruzione di strade, ferrovie,
ospedali e scuole (inesistenti prima della rivoluzione maoista), il che ha
consentito al Tibet di raggiungere lo status di modernità e sviluppo economico
che vediamo oggi e che sarebbe stato praticamente irrealizzabile col perdurare
della situazione sociale precedente.
“I cinesi hanno
rovinato il loro ambiente disboscando le loro montagne ed hanno anche preso il
loro oro, il bronzo e l’argento…”. A parte la disarmante ignoranza dell’autore
che cita il “bronzo” come se fosse un minerale che si estrae dal suolo, le risorse
naturali di un territorio appartengono alla nazione proprietaria di quel
territorio. Si può, certamente, discutere se quel tipo di sfruttamento sia o meno conforme alle regole internazionali o se tenga conto
del rispetto che, al di là di ogni prerogativa di proprietà e di ogni regola
scritta, tutti gli uomini del pianeta dovrebbero portare all’ambiente, ma il
diritto di usufruire di una risorsa è esclusivo della nazione alla quale essa
appartiene.
“Hanno anche distrutto
molti edifici religiosi. I tibetani sono stati perseguiti dai cinesi a causa
della loro religione…” Questa affermazione ha già
avuto risposta (vedi sopra).
“La Cina adora Mammona
mentre i tibetani la religione buddista...” Tipico errore di
valutazione commesso da molti occidentali i quali, scarsi conoscitori delle
filosofie e del modo di pensare estremo-orientali, tendono istintivamente,
quanto erroneamente, ad assimilare il lamaismo tibetano al francescanesimo o
qualcosa del genere. Il lamaismo tibetano è pragmatico e venale, persino violento. Il
principio della “violenza compassionevole” di cui la filosofia lamaista si
permea, è affatto eloquente in tal senso. Basta ascoltare i discorsi del Dalai
Lama, o leggere i suoi libri, per comprendere quanto la violenza e l’omicidio
siano non solo ammessi, ma addirittura necessari, se perpetrati per il
raggiungimento di ciò che loro considerano “scopo superiore”. Due esempi su
tutti: il suo pronunciamento a favore dell’aborto, che è universalmente
considerato omicidio da tutto il buddismo non lamaista (vedi http://www.tibet.ca/en/newsroom/wtn/archive/old?y=1993&m=12&p=5_1) e quello a favore
della guerra (vedi http://www.nytimes.com/2003/09/18/us/dalai-lama-says-terror-may-need-a-violent-reply.html)
nonostante il Dalai sia stato insignito del premio Nobel per la pace (sic).
“Queste azioni si sono
esplicate mediante genocidio, pregiudizi,
discriminazione e violenza...” Per quanto riguarda il genocidio, Patrick Frech, presidente di una delle associazioni pro-Tibet più prestigiose al mondo: la Free Tibet Campaign britannica, si
dimise dalla presidenza proprio quando scoprì che il genocidio non era mai
avvenuto e che i dati relativi al numero dei morti erano stati truccati. Per
quanto riguarda i pregiudizi e la discriminazione, è stato piuttosto lo stesso
Dalai, con il discorso
tenuto durante il Congresso USA del 21 Settembre 1987 (Piano per la pace in 5 punti), a parlare della necessità di
interventi di pulizia etnica per
preservare la purezza della cultura e della razza tibetane (sic).
“I cinesi hanno
imposto il cambiamento della cultura tibetana. Hanno riempito il Tibet di
persone essenzialmente cinesi per cambiare la cultura tibetana, distruggendo
monasteri e con la creazione di un sistema scolastico pubblico in cui i bambini
tibetani avrebbero imparato la propaganda cinese, la lingua e la cultura.
Questo genocidio culturale, ha cambiato radicalmente il Tibet…” In Tibet Fino al
1959, oltre il novantacinque percento della popolazione era analfabeta e
l'indice di mortalità infantile era del quarantatre
percento. Non c'erano ospedali, né scuole e l’aspettativa media di vita non
superava i trentacinque anni.
“Tutto questo è
attualmente in corso e ancora oggi ci
sono più cinesi in Tibet che i tibetani…” Come sopra.
“Il numero di monaci e
monache è stato drasticamente ridotto…” Esatto. Con l’abolizione dell’obbligo per i
bambini di essere prigionieri nei monasteri a far da servi – e non solo – ai
lama, il numero di monaci e di suore si è davvero ridotto di molto.
“I bambini tibetani
crescono conoscendo poco della loro cultura…” In ogni caso,
crescono liberi di imparare la loro cultura se lo desiderano, senza
coercizioni, magari proprio con un computer che usa il Tibetan Unicode Block.